I
gioielli tibetani.
Gioielli
e gemme appaiono di frequente nei titoli di trattati buddhisti e nei
titoli concessi ai maestri e ai praticanti buddhisti. Il prelato
tibetano Gampopa (1079-1153) ha scritto un'opera sulla pratica buddhista
che si chiama Ornamento Prezioso
della Liberazione e il titolo per esteso è la spiegazione delle
fasi del sentiero mahayana verso la liberazione chiamato L’Ornamento Prezioso della Liberazione
o la gemma, della Nobile Dottrina, che
esaudisce i desideri. Altri importanti titoli buddhisti includono la
preziosa lampada del Madhyamaka scritta da Bhavaviveka, l’ornamento
della Realizzazione Emergente di Maitreyanatha e la ghirlanda di
gioielli a cura di Nagarrjuna. Il titolo conferito ai maestri tibetani
che si crede siano la reincarnazione di precedenti importanti maestri è
Rinpoche (rin-po-che) che
significa ‘il prezioso’ ma che ha letteralmente anche un chiaro
riferimento a un gioiello o a una gemma. E il bodhisattva, l'archetipo
del praticante il Buddhismo Mahayana (‘il Grande Veicolo’) è
designato come il gioiello (ratna) nel Lotus Sutra. I
gioielli occupano una parte rilevante nell'iconografia tibetana. Le
divinità maschili e quelle femminili di queste tradizioni sono
preziosamente adornate con molti gioielli, corone, orecchini, collane,
bracciali, cavigliere, anelli da mano e da piede. Questi ornamenti non
sono casuali ma richiesti dall’iconografia in quanto determinanti per
la rappresentazione della divinità. Come ha osservato Ananda
Coomaraswamy la parola sanscrita per ornamento, alamkara, significa
letteralmente fare (kr) a
sufficienza (alam). Questo termine indiano suggerisce che l'ornamento (il
gioiello in questo caso) valorizza e dà più autorità all'immagine
segnalando allo spettatore attributi interiori altrimenti nascosti.
Hugh
Richardson, il rappresentante del governo britannico dell'India a Lhasa,
e in seguito rappresentante del governo indipendente dell'India tra il
1936 e il 1950, è stato testimone del ruolo degli ornamenti nei
raffinati circoli dell’aristocrazia di Lhasa. Egli notava che il terzo
giorno dell’Anno Nuovo se una donna appariva fuori di casa senza la
sua acconciatura di gioielli poteva essere multata. I gioielli di una
nobildonna riflettevano il rango che il marito ricopriva al governo.
Harrer scrisse che “ogni uomo era obbligato a fare omaggio alla
propria moglie di gioielli che corrispondevano al suo rango. Promozione
nel rango comportava promozione nei gioielli! Ma non bastava essere
semplicemente ricco perché la ricchezza non conferiva il diritto ad
indossare gioielli costosi.” Egli nel 1955 aveva calcolato che la
moglie di un membro del Gabinetto dei Ministri poteva indossare gioielli
del valore fino a $ 20.000. La competizione per gioielli sempre più
stravaganti era diventata così gravosa per le famiglie che nel 1929 il
XIII Dalai Lama (1876-1933) pubblicò un decreto che limitava le spese
che potevano essere profuse su tali ornamenti. Quando il Dalai Lama
morì nel 1933 la gente subito smise di badare a questa legge
impopolare. Anche i funzionari di governo di sesso maschile portavano ornamenti stabiliti con così tanta cura che Harrer poteva determinare il rango dei funzionari laici dalle loro vesti e ornamenti. Vi era l'usanza per gli uomini tibetani di portare un orecchino nel lobo sinistro; quelli che non lo facevano si diceva rischiassero d’essere reincarnati come asini. Jane Casey Singer |
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