I gioielli tibetani.

Danzatore con orecchino d'oro.Nel Tibet i gioielli indicano lo stato sociale e il potere politico di chi li indossa, i loro simboli tramandano antichi valori culturali e in particolare nella loro forma di scatolette porta amuleti possiedono un forte valore di talismano. Nella tradizione buddhista le pietre preziose e i gioielli spesso servono come metafore per gli ideali della fede. Tali metafore scaturiscono da concetti di preziosità, rarità e raffinatezza suprema. Da tempo immemorabile le gemme e i gioielli sono stati considerati sotto questa luce e costituivano di conseguenza mezzi adatti ad esprimere le misteriose ed elusive condizioni spirituali che riguardano le pratiche religiose. Per citare solo qualche esempio, tre aspetti essenziali del Buddhismo sono descritti come i ‘tre gioielli’ (triratna): il Buddha, la sua dottrina (dharma), e la comunità monastica (sangha). I tre gioielli o una sola perla attorniata dalle fiamme è definita la ‘gemma che esaudisce i desideri’ (cintamani), un simbolo che suggerisce il potere del Buddhismo di soddisfare i nostri più intimi desideri. Gli attributi di un monarca universale e spiritualmente illuminato (cakravartin) sono descritti come saptaratna o ‘sette gioielli’, inclusa la ruota (che indica il potere di effettuare la conversione religiosa), l’elefante e il cavallo (che suggeriscono la potenza militare), la gemma che esaudisce i desideri, moglie, ministro e generale. La fase finale del Buddhismo indiano che in Tibet ha giocato un ruolo importante era conosciuta come Vajrayana o ‘Veicolo di diamante’ con riferimento alla natura simile al diamante dell'insegnamento e del suo percorso.

Gioielli e gemme appaiono di frequente nei titoli di trattati buddhisti e nei titoli concessi ai maestri e ai praticanti buddhisti. Il prelato tibetano Gampopa (1079-1153) ha scritto un'opera sulla pratica buddhista che si chiama Ornamento Prezioso della Liberazione e il titolo per esteso è la spiegazione delle fasi del sentiero mahayana verso la liberazione chiamato L’Ornamento Prezioso della Liberazione o la gemma, della Nobile Dottrina, che esaudisce i desideri. Altri importanti titoli buddhisti includono la preziosa lampada del Madhyamaka scritta da Bhavaviveka, l’ornamento della Realizzazione Emergente di Maitreyanatha e la ghirlanda di gioielli a cura di Nagarrjuna. Il titolo conferito ai maestri tibetani che si crede siano la reincarnazione di precedenti importanti maestri è Rinpoche (rin-po-che) che significa ‘il prezioso’ ma che ha letteralmente anche un chiaro riferimento a un gioiello o a una gemma. E il bodhisattva, l'archetipo del praticante il Buddhismo Mahayana (‘il Grande Veicolo’) è designato come il gioiello (ratna) nel Lotus Sutra.

I gioielli occupano una parte rilevante nell'iconografia tibetana. Le divinità maschili e quelle femminili di queste tradizioni sono preziosamente adornate con molti gioielli, corone, orecchini, collane, bracciali, cavigliere, anelli da mano e da piede. Questi ornamenti non sono casuali ma richiesti dall’iconografia in quanto determinanti per la rappresentazione della divinità. Come ha osservato Ananda Coomaraswamy la parola sanscrita per ornamento, alamkara, significa letteralmente fare (kr) a sufficienza (alam). Questo termine indiano suggerisce che l'ornamento (il gioiello in questo caso) valorizza e dà più autorità all'immagine segnalando allo spettatore attributi interiori altrimenti nascosti.

Donna tibetana riccamente ornata di coralli e turchesi.Queste elevate associazioni speculative non escludono un altro significato più mondano per i gioielli himalayani. I gioielli d'oro sono rari e se li possono permettere solo i facoltosi e i potenti. La loro rarità suggerisce l'esclusività, la raffinatezza, la superiorità. Heinrich Harrer ha fatto notare che gli ufficiali dell'esercito appartenenti ai ranghi più alti si distinguevano da quelli appartenenti ai ranghi inferiori per la quantità delle decorazioni d'oro che indossavano. La società tibetana era estremamente gerarchica e i gioielli riflettevano quindi non solo la ricchezza personale ma anche il preciso stato sociale e politico.

Hugh Richardson, il rappresentante del governo britannico dell'India a Lhasa, e in seguito rappresentante del governo indipendente dell'India tra il 1936 e il 1950, è stato testimone del ruolo degli ornamenti nei raffinati circoli dell’aristocrazia di Lhasa. Egli notava che il terzo giorno dell’Anno Nuovo se una donna appariva fuori di casa senza la sua acconciatura di gioielli poteva essere multata. I gioielli di una nobildonna riflettevano il rango che il marito ricopriva al governo. Harrer scrisse che “ogni uomo era obbligato a fare omaggio alla propria moglie di gioielli che corrispondevano al suo rango. Promozione nel rango comportava promozione nei gioielli! Ma non bastava essere semplicemente ricco perché la ricchezza non conferiva il diritto ad indossare gioielli costosi.” Egli nel 1955 aveva calcolato che la moglie di un membro del Gabinetto dei Ministri poteva indossare gioielli del valore fino a $ 20.000. La competizione per gioielli sempre più stravaganti era diventata così gravosa per le famiglie che nel 1929 il XIII Dalai Lama (1876-1933) pubblicò un decreto che limitava le spese che potevano essere profuse su tali ornamenti. Quando il Dalai Lama morì nel 1933 la gente subito smise di badare a questa legge impopolare. 

Anche i funzionari di governo di sesso maschile portavano ornamenti stabiliti con così tanta cura che Harrer poteva determinare il rango dei funzionari laici dalle loro vesti e ornamenti. Vi era l'usanza per gli uomini tibetani di portare un orecchino nel lobo sinistro; quelli che non lo facevano si diceva rischiassero d’essere reincarnati come asini.

Jane Casey Singer

 

 Gioielli Tibetani.

Collezione eventotibetmilano. 

Gioielli Tibetani

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1.
Pendenti in rame placcato d'oro.
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3.
Placche in rame sbalzato e dorato.
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5.
Cintura femminile in argento, oro e turchesi.
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2.
Orecchini in argento e turchesi.
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4.
Orecchino d'oro da alto dignitario.
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6.
Ornamento, in oro, di alto ufficiale governativo.
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